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ALICE

HO PERSO UN LIBRO

Ho smarrito un libro. Un libercolo, una stampa anastatica, non un'opera di pregio. Però non è più in commercio e questo rende il libro prezioso. Preziosissimo. Ho smarrito un libro non so come, è una cosuccia che uso spesso, per cose mie: nemmeno quando persi un orecchino di valore ci rimasi così male. Nemmeno quando sfondai irrimediabilmente la mia utilitaria. In realtà spero ancora di trovarlo (infilato fra due cuscini, in mezzo alle mutande o in freezer: non sono molti i posti che non ho setacciato), ma il senso di perdita che mi ha travolto mi dà la misura di cosa conta nella vita. Ho smarrito un libro e non so darmi pace perché in quel libro c'è più Paola che in molti altri oggetti che mi appartengono.  Se qualcuno ne possedesse una copia (ed. Amici della Torre ) e non sapesse cosa farne... Io lo acquisterei volentieri, ecco.

TESTIMONIANZA. Ancora di valutazione e amenità simili.

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Condivido una riflessione un po' sovversiva. Chi mi conosce sa che il voto non mi appassiona, che dei voti non mi fido nemmeno quando li metto io. La mia mentore, la mia prof di lettere al liceo, sosteneva che un insegnante "deve saper mettere un quattro come fosse un premio e un otto come fosse uno schiaffo". Io non credo di esserne capace, ma ci provo e le ragioni sono ben spiegate in questo commento, rubato da un social network. «Non ho mai fatto i compiti (dalle elementari al liceo). In alcune materie non avevo intenzionalmente il quaderno. Al liceo scientifico avevo 2 in matematica, nonostante fossi andato alle olimpiadi nazionali di matematica e ho poi studiato ing. fisica al PoliMi. Avevo appena il 6 in filosofia, nonostante leggessi le opere dei filosofi dalle elementari. Sono stato bocciato per ritorsione di una prof (poi allontanata dall'istituto per problemi psichici). La prof di matematica e informatica disse ai miei genitori di scegliere per me tra la ve...

ERBA

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Non c'è stagione o temperatura che tenga, non turba ormonale o programma trasgressivo per la serata, il dopocena per me e i miei figlioli è tisana-time. Ciascuno la sua tazza, ciascuno i suoi aromi preferiti; chi dolce e chi naturale; qualcuno predilige i profumi e i colori, qualcuno le proprietà delle erbe:  noi la sera si tisaneggia. Poi, nemici come prima, ma una-coccola-una è d'obbligo anche quando la vampa estiva fonde il buonsenso e la buona creanza.    

𝑳𝒊𝒇𝒆𝒍𝒐𝒏𝒈 𝒍𝒆𝒂𝒓𝒏𝒊𝒏𝒈: in barba al "mondo storto"

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Apprendere quotidianamente qualcosa di nuovo è il sale della vita, direbbe il buon Seneca se non fosse morto da un pezzo. Experiri placet . Ho trascorso l'inverno a ravanare dentro l'intelligenza artificiale come un pischello nerd, ora chiudo l'aggeggio infernale e mi dedico a un sapere parimenti cruciale: imparo a fare il fieno. E come rompo le balle ai miei figlioli affinché mettano la zucca nell'AI, ugualmente li tormento perché imparino il sapere nobilissimo delle mani. Pari dignità. Se perdi il contatto con la terra, con le parole della terra, con l'odore della terra, rimani un mezzo uomo - una sorta di cyborg scassato. Non sia mai che crescano con la bislacca idea che il lavoro manuale sia roba da plebaglia: convinzione da bifolco arricchito, meschina quanto ignorante. Anche perché, se questo " mondo storto " dovesse andare definitivamente a puttane (copyright Mauro Corona, profeta di sventure, ma il 2025 ce ne offre parecchi indizi inquietanti)...

DIARIO POLVEROSO DI UN CONTABILE SUO MALGRADO .

5/5 L'ossessione del voto mi consuma. E li spegne. Il voto, il numero, è vissuto dai miei alunni come una retribuzione e un trofeo (o un giorno di magra e un'onta, a seconda dei casi). È fine a sé stesso ed è l'unico vero fine della fatica. Per il voto forse non si fa tutto, ma certo tutto si fa per il voto. Il numero è così potente, che rischia di uccidere qualunque interesse spontaneo. Ora: pensiamo a quanti fattori influenzano un voto numerico, compresa la quasi inevitabile "media" fra conoscenze e competenze diverse, compresa la quasi inevitabile dose di soggettività nella verifica, sia in fase di progettazione, sia nella valutazione. Pensiamo alla povertà di uno sforzo cognitivo finalizzato unicamente ad una performance limitata e circoscritta. Pensiamo - in prospettiva - ad un lavoro, qualunque lavoro, svolto unicamente per la retribuzione. Dove sta il "merito" in tutto ciò? Dove sta la crescita personale? Dove stanno la cultura e la "...