TESTIMONIANZA. Ancora di valutazione e amenità simili.

Condivido una riflessione un po' sovversiva.
Chi mi conosce sa che il voto non mi appassiona, che dei voti non mi fido nemmeno quando li metto io.

La mia mentore, la mia prof di lettere al liceo, sosteneva che un insegnante "deve saper mettere un quattro come fosse un premio e un otto come fosse uno schiaffo". Io non credo di esserne capace, ma ci provo e le ragioni sono ben spiegate in questo commento, rubato da un social network.

«Non ho mai fatto i compiti (dalle elementari al liceo). In alcune materie non avevo intenzionalmente il quaderno. Al liceo scientifico avevo 2 in matematica, nonostante fossi andato alle olimpiadi nazionali di matematica e ho poi studiato ing. fisica al PoliMi. Avevo appena il 6 in filosofia, nonostante leggessi le opere dei filosofi dalle elementari. Sono stato bocciato per ritorsione di una prof (poi allontanata dall'istituto per problemi psichici). La prof di matematica e informatica disse ai miei genitori di scegliere per me tra la vela (ero in nazionale) o la scuola, perché non avrei potuto fare entrambi. Il mio primo istruttore di vela mi disse che sarebbe stato meglio il calcio per me (sono stato il più premiato nella vela nella mia zona pochi anni dopo).
Insomma, il voto/giudizio è un'etichetta che si porta dietro molti bias che possono condizionarci anche in negativo. Noi non siamo un voto dato da un terzo, ma siamo ció che facciamo e che ci spinge a farlo.
Dovremmo insegnare a genitori e bambini ad avere maggiore autostima, invece di dipendere da cosa dicono o pensano gli altri di noi. Il feedback è fondamentale, ma deve essere elaborato da uncervello autonomo».

Alberto Baccari, su LinkedIn


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