Ai miei contatti lontani: è dentro di voi il nostro "Antico"

Ore 21.30 di una domenica d'ottobre. Tavola ingombra, energie per rigovernare a zero.
Cose sparse per casa. Foulard, vesti, calzature che non si trovano su Zalando.  Indosso ancora il nostro cotoon, che io ci sto bene nel cotoon.  
Tutto ciò che riesco a pensare, adesso, è che sono stanca, stanca da morire, ma che ci dovete venire, una volta, a vivere "l'Antico". Mica a vederlo, a viverlo.  Penso addirittura che i ragazzi della Pro Loco - prodigiosi e giovanissimi artefici della magia - dovrebbero  studiare un biglietto per due giorni, un pernottamento in loco, per offrirvi l'alba freddina e laboriosa, la messa prima, la sera un po' sbragata. Parecchio sbragata. 

Venite a viverlo l' "Antico", che cosí ci conoscete nei nostri vizi caciaroni ed esibizionisti, nelle nostre virtù laboriose e umili. 

Ci sporchiamo le mani senza paura, sudiamo senza pudori, cantiamo senza freni. Mettiamo in scena ciò che siamo stati, ma anche ciò che aspiriamo ad essere. Perché dovrebbe importavi? Perché abbiamo voglia di farlo con voi. 

Venite a vivere il #PRA26, se vi siete persi il '24: i panni antichi servono solo a dismettere l'inanità dei panni moderni, i cibi antichi servono ad accantonare paturnie alimentari, i mestieri che furono servono a farvi desiderare l'odore della terra, lo spessore della lana, la bellezza eterna di ciò che esce dalla sapienza delle mani. È dentro di voi, il nostro "Antico", e vi piace per questo.

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