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Visualizzazione dei post con l'etichetta parole

"Attività" sociale.

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Convivialità è vivere-con qualcuno. In un convivio si condividono, appunto, le vivande . Per sopravvivere serve il cibo, per vivere il piacere del cibo, per con-vivere il piacere del cibo e della compagnia. Il compagno è "cum-panis", colui con cui dividi il pane e siamo daccapo. Tutta questa tiritera etimologica per dire che decidere di trovarsi a mangiare insieme ha senso. E se questo avviene fra due gruppi, vale doppio, è una specie di doppia convivialità. Se poi questi due gruppi hanno una quarantennale storia comune e condividono l'appartenenza ad un sodalizio più grande, meglio ancora. Oggi è andata così. Prima di " conviviare ", abbiamo condiviso un po' di sentiero, giusto a dare uno sguardo affettuoso alla faggeta e alle Grigne,  una bottiglia in cresta e quattro balle. Una volta seduti al caldo, la nebbia è montata, la pioggia si è scatenata e noi si è " conviviato " in pace.  Non avremo cambiato il mondo, ma qualcosa di bello ne è uscit...

L'ORMONE

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Per tutta la vita ho osservato perplessa i marziani  che si svegliano all'alba per sudare o che si mettono a correre dopo una giornata di lavoro. Le uniche spiegazioni razionali: soffre d'insonnia, non si stanca abbastanza al lavoro, gli sta sulle balle la moglie. Un giorno mi capita per le mani un un articolo che spiega come le endorfine prodotte durante la pratica sportiva creino una specie di dipendenza benefica.  Ecco! Sono drogati!  Da nicotinomane incallita, ho cominciato a capire un po' di più, ma solo un po': per arrivare fin lì bisognerà pur farlo tante volte, mi dicevo, io tutte 'ste endorfine goderecce mica le produco quando fatico. Tendo a produrre più parolacce che altro. Ebbene. Ci sono riuscita pure io. Complice un periodo senza scuola, anche io adesso mi alzo con la fregola di produrre il mio ormone della felicità, ne ho bisogno a volte anche durante la giornata e non dormo se non ho in circolo la mia dose massiccia di serotonina. Ah, no io mica corr...

Competitività

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 Eric Pearlman  -  Tienimi l’ultimo posto, Dio Quello che non dà troppo nell’occhio, in fondo alla tavola, più vicino ai camerieri che ai festeggiati. Perché non so stare con le persone importanti. Non so vincere. Non sono capace a far festa come gli altri. Tienimi l’ultimo posto, Dio. Quello che nessuno chiede. Giù, in fondo al bus sgangherato che trasporta i pendolari della misericordia ogni giorno dal peccato al perdono. Tienimi l’ultimo posto, Dio. Quello in fondo alla fila. Aspetterò il mio turno e non protesterò se qualche prepotente mi passerà davanti. Tienimi l’ultimo posto, Dio. Per me sarà perfetto perché sarai Tu a sceglierlo. Sarò a mio agio e non dovrò vergognarmi di tutti i miei errori. Sarà il mio posto. Sarà il posto di quelli come me. Di quelli che arrivano ultimi, e quasi sempre in ritardo, ma arrivano, cascasse il mondo. Tienimi quel posto, Dio mio. Ciascuno la legga come un dono:  è ciò che ho pensato quando ci sono incappata.  Co...

FISCHI PER FIASCHI

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La lingua, lo sappiamo, è un organismo vivo. Come un corpo, cresce e cambia, vive interagendo con l'ambiente,  si nutre, scarta. Di solito espelle ciò che è meno economico (nel suono, nella sintassi, nel lessico) e ciò che diventa inutile; in particolare crea o prende in prestito parole per indicare idee, fatti, oggetti nuovi e fisiologicamente dimentica pian piano tutti i vocaboli riferiti a ciò che non esiste più. Vi siete mai comprati una sopravveste o un sanrocchino? Pochi giorni fa, ho scoperto che la parola "fiasco" non è conosciuta da tutti (erroneamente è considerata sinonimo di "bottiglia"). Allora ho googolato il vocabolo e mostrato le immagini dei bei fiaschi panciuti e impagliati. Risultato: "Io non ne avevo mai viste di bottiglie così". Canticchiando mestamente "Davanti a un fiasco de vin, quel fiol d'un can fa le feste..." ho preso a riflettere sul tempo. Non mi sento paleolitica, ma ho ben chiare in memoria le o...

Dedicato a tutti i puri.

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Uno dei vocaboli che trovo più stimolanti è CONTAMINAZIONE, nonostante in contesti scientifici e sanitari abbia a che fare con situazioni di minaccia e pericolo. Contaminare significa "toccare", corrompere la purezza di qualcosa. Ma a che serve la purezza? È davvero un valore assoluto? Come si esalta una caratteristica se non attraverso il contrasto? Anche il cielo appare più intenso se ci naviga un cirro candido. Dalla contaminazione scaturiscono la magia della novità, lo stupore dell'inaudito, una nuova bellezza. Si contaminano i codici della comunicazione per potenziarla, le arti per liberare la creatività. Contaminare i registri espressivi è destabilizzante, turba per accendere reazioni. Le lingue si sono evolute per contaminazione, le culture hanno trovato nella contaminazione la via maestra al progresso. Si può contaminare in cucina e in chiesa, si contaminano gli hobby, i sistemi filosofici e la musica. Per crescere bisogna contaminare i pensieri...

Il dolore

Non sono arrabbiata con Dio, ma con gli uomini, con chi mi parla di Dio.  Non sono atterrita dalla vita - tutti conosciamo la spietata casualità che la governa - ma dall'arroganza inconsapevole degli uomini, che pretendono di avere parole.  Tacete. Sapete bene che domani ad occuparvi i pensieri ci saranno il costo della benzina, una perdita in un tubo, la sciatica di vostra zia, un viaggio da organizzare.  Sapete bene che fra una settimana tornerete beatamente a mettere in vetrina la vostra felicità. Vi piace un sacco questa cosa. Sapete bene che fra un anno non potrete perdonare le cicatrici del prossimo, i segni, le sgradevoli conseguenze di quelle stesse ferite che oggi vi fanno accorrere con balsami profumati di compassionevoli parole.  Non negate. Del dolore passato il mondo se ne infischia; ciò che è stato non rende mai mai mai pietosi verso chi inciampa, cade, pasticcia, rallenta, sputa.  Sarete giudici smemorati, quelli perbene.  Sì faccia silenzio ...

Bellezza e libertà: la coerenza si paga

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È sera. Accanto a me bimba, a letto,  una voce recita " Oh Valentino vestito di nuovo... ": non comprendo il significato di " brocche ", ma mi commuovo. Poi, ragazzina, mi trovo scarrozzata in auto per i paesi alle pendici del Gran Sasso;  è la fine di agosto e dentro di me affiorano spontaneamente i versi " Settembre. Andiamo, è tempo di migrare.. .".  Ancora non so chi sia D'Annunzio, ma ne possiedo le parole. Anni dopo, sui banchi del liceo, riconoscerò stupita i settenari  del Natale manzoniano come qualcosa che mi appartiene da sempre: " Ecco ci è nato un Pargolo, ci fu largito un Figlio ...". Mia madre mi ha insegnato la poesia. Mi ha nutrito di bellezza fin da piccolissima.  Perciò non tollerava gli orpelli eccessivi, segno di pacchianeria, e i congiuntivi errati: era comunque una questione di bellezza. Mio padre era irremovibile su un punto:  il bene si fa in silenzio. Perciò nemmeno qui dirò il - tanto - bene che ha fatto.   Ma lui m...

percepire, evocare, nominare

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Oggi ho scoperto una nuova parola, che mi ha dato gioia. Una parola bellissima: non si tratta di un termine tecnico, né indica un oggetto o un fenomeno circoscritto all'esperienza di pochi; è bella proprio per questo, perché esprime una minuzia, un dettaglio che è parte della vita di tutti.  Petricore, il profumo della prima pioggia sul suolo asciutto.  Da oggi avrò un suono specifico per indicare quella particolare percezione olfattiva, da oggi avrò un vocabolo per pensarla, avrò un'idea in più.  Ogni nuova parola dovrebbe essere una gioia (poter concepire e poter dire il pensiero con maggior precisione), alcune parole sono proprio una festa.  Petricore... ❤️

Non si scappa

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L'oggi è epifanico, non si scappa, ogni 6 gennaio manifesta la qualità delle feste trascorse. E talvolta anche altro.  Le feste sono state insipide sotto il profilo meteorologico e terribili per il tripudio di virus e batteri (loro stanno ancora banchettando). Ciononostante, sono state davvero feste proficue (ho lavorato discretamente) e gratificanti: emozioni intense, tanto tempo da dedicare alle parole. Anche questo 6 gennaio è stato ricco, ricco, un vero dono.  Tra le esperienze che mi hanno rimescolato l'animo oggi, c'è stata una messa. E dico rimescolato perché a riguardo sono ancora un po'... upset , sottosopra. Basilica di S. Ambrogio, Milano, " il mio bel Sant'Ambrogio " (semicit.). Inciampiamo nella messa ed è celebrata in latino, con paramenti abbondanti e nobile  cerimoniale: il mio turbamento irrisolto sta nelle reazioni conflittuali che  ciò mi ha provocato. Da un lato il piacere, quello di gustrare con un certo brivido interiore ...

Vocabolario

Sporco non è creativo o alternativo, è sporco. Saccente non è istruito, è saccente. E istruito non è colto.  Ridanciano non è simpatico, è ridanciano. Maleducato non è libero, informale, spontaneo: maleducato è maleducato. Volgare non è semplice e schietto: volgare è volgare.  Supponente non è sicuro di sé e determinato, è supponente.  Un pallone troppo gonfiato, se non scoppia, trulla mentre si spompa. Parvenus. 

EDUCÓ UN LAURO

La scuola era parte importante della mia vita, come della vita di tutti i ragazzini. Di più: perché a scuola trovavo un'allegra brigata di compagni, perché la scuola, lo studio mi piacevano, perché a scuola riuscivo bene e ciò mi gratificava, e gratificava i miei.  La scuola fu una parte importante della mia vita anche quando si fece dura: il pendolarismo mi ammazzava, ma amavo gran parte di ciò che studiavo e sì, ero discretamente secchia; per amor proprio, per cocciutaggine, perché mi avevano insegnato che le cose si fanno bene, perché alcune materie mi prendevano a fondo, mi appassionavano sul serio; non tutte. Hœlderlin e Spinoza, Donne, le tragedie di Manzoni, Dante e Baudelaire...  La scuola fu parte importante della mia vita "da grande", quando cambiò nome e si fece più lontana: Milano era nuove esperienze, persone interessanti, l'abitare le mura di un'istituzione che trasudava cultura da tutti i pori. Cominciai a pensare che la scuola sarebbe potuta divent...

UNA VITTIMA

Non è feroce, non è maleodorante, non nuoce alla salute.  Può apparire antipatica o sostenuta, in effetti dà poca confidenza, ma è solo rigorosa, severa con sé stessa; sa essere anche ironica, a volte. Insomma, che gli avrà fatto? Per quale ragione prendono  al volo ogni occasione buona per bullizzarla?  Cosa diamine hanno contro la sintassi? Voi non sapete la sofferenza! Non avete idea del fastidio, a tratti del dolore fisico, che provoca la correzione dei temi.  Si scrive, si discute parecchio oggidí delle carenze ortografiche nei virgulti italofoni. Ma di cosa parliamo? L'ortografia, per quanto a volte incerta, è problema facilmente risolvibile, dotandosi di un po' di umiltà, un po' di pazienza e un dizionario essenziale. La sintassi no, la sintassi è una roba di logica, di strutture grammaticali, di orecchio e di testa... mica te la sbrighi con lo Zingarelli. Vergo segni rossi, applico le più raffinate tecniche esegetiche per interpretare i loro periodi balzani (...

STAGIONATURE

Lecco, via Roma. Una volta vi si trovavano due  formagiat .  Una volta una volta. Non so più dire quando sono spariti. Io ci compravo il Parmigiano stagionato, quello che nella grattugia vien giù sodo,  omogeneo, senza impastarsi. Al loro posto credo ci siano un bar e un negozio di abbigliamento. Se son spariti i  formagiat , in compenso in città abbondano gli "aperitivisti" e i "sushiari" ; da un po' anche i "pokéristi" (non quelli del bluff, quelli della ciotola).  Cambiano le stagioni, spariscono le stagionature, una gioventù sempre più stagionata - e prodiga - lamenta il carovita. Dicono convivialità ed è struscio vanesio, firmate pure le mutande. Dicono gourmet e non san più cos'è un Parmigiano di 48 mesi. Un apericena in centro ti costa un capitale, fra prima e durante; una spaghettata   in cucina (con un'abbondante, sacrosanta grattata di Parmigiano 'n coppa alla pummarola) è alla portata di chiunque, anche se compri una stagionatura...

GEOMETRA

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Ho probabilmente misurato male la larghezza delle mie spalle, ma sicuramente ho sovrastimato la capacità del vostro cuore e la profondità del vostro pensiero. Dovrò tracciare nuovamente i confini. Più ristretti, temo. 

ROBA PER PREMANESI

Non so, mi è venuta in mente questa cosa... Immaginate: siete su un alpeggio. C'è un premanese - un po' vintage o un po' distratto, fate voi - e c'è un romano, un ospite capitato per caso.  Il  premanese -  ben educato per quanto vintage, ma comunque distratto - si sforza con poco successo di utilizzare l'idioma nazionale.  Così, in attesa di mettere in tavola la polenta, apostrofa il romano: "Vai a piare l'acqua alla fontana?".  Il romano esegue senza battere ciglio. Fantastico. 

FRUTTI E NOSTALGIA. E DI COSA SIAMO FATTI.

Al mio pà piacevano el magióstre , ma ancora di più el mognàach . Impazziva proprio per el mognàach.  Mastico questi suoni a primavera e sento i sapori dolci delle polpe colorate e sento il sapore asprigno della nostalgia: dell'infanzia, di papà e di una lingua dimenticata.  " Mognaghe ", ovvero a rmignäga,  mügnaga, bignaga,  ambrognaga, mügnaga in quasi tutti i dialetti lombardi è l’albicocca. Era "armeniaca" in antico Italiano, dal latino Prunus Armeniaca ossia “susina proveniente dall’Armenia”. "Magiostra" - probabilmente dal mese di maggio, in cui maturano i primi frutti - è la fragola anche nel vocabolario milanese del Cherubini, un'autorità assoluta.  E la lingua morta di papà mi ricorda chi sono. 

Imbecillitas. Ormoni e pandemia.

Sabato notte. Adolescenti, maschi, ergo fessi. Due auto, due parcheggi vuoti ai fianchi della strada di periferia, dalla carreggiata stretta.  Una zona indutriale/rurale che il Covid ha trasformato in area di aggregazione abusiva, un coprifuoco violato e un virus allegramente baldanzoso dopo una cert'ora, quando calano le ombre più dense, le mascherine si dileguano,  la gioventù imbecille e invincibile torna a stringersi, toccarsi. Musica. Vino. Uno gira nel parcheggio la sua utilitaria bianca di terza mano, l'altro fa ruotare la sua, color canarino. Indietro, avanti. Chi si muove prima passa. Chi fa il palo alle guardie ha la prima e l'ultima parola. Notte, musica, parole. Destra, avanti, stop, retro, gas... Gli sbirri sono passati oltre... Gas, retro, sbang! Che cazzo fai. Parole. Poi, l'alba. Il gioco della verità, la paura, cercare scappatoie che non ci sono. Parole, parole. E la macchinina sfondata, lì. Rifugiarsi nel sonno e aspettare il momento buono per parlare,...

Dubbi metalinguistici

Chissà se in Meet riuscirò a condividere il file? Va be', se non funziona metto il link sulla chat e lo guardano autonomamente. Tanto poi trovano tutto sullo stream della Classroom. Chissà se nell'incontro telematico potrò condividere il documento? Va be', se non funziona metto il collegamento fra le chiacchiere e lo guardano autonomamente. Tanto poi trovano tutto nel flusso dell'aula virtuale.                                       ❓

Cronaca (esasperata) di una Sanremo (troppo) annunciata

Ermal Meta. Avrei un milione di cose da dirti . Speriamo di evitare citazioni di questa canzone in sede di verifica orale. E non solo.  Fulminacci.  Santa Marinella . Una sintesi di potenza che non diventa atto: poteva chiamarsi direttamente Limortaccitua. Santa Marinella avrà a che fare con il calendario? Poteva scegliere il Giovedì Santo, più adatto al brano. Renga. La prima parte è accessibile alle mie corde vocali, perciò è  solo approssimativamente musica. Tanti avverbi e tantissime "e". Sempre mi dimentico inevitabilmente mi dimenticherò... anche questa canzone. [Durante un evento in diretta, nelle pause pubblicitarie che fanno?  Il jingle di cubetti Beretta è carino, avrebbe potuto partecipare alla gara.] Extraliscio.  ... è liscissimo. Mi diverte, mi piace, lo riascolterei. Anche le crisi epilettiche in fase esecutiva mi piacciono. Colapesce e Dimartino. Fanno molto radio, musica leggerissima. Ma tipo una nuvola avvolgente. Bello.  Malika  ......

Colori

I bambini sono fastidiosamente insistenti quando vogliono una risposta. E una delle domande assurde che amano porre è "qual è il tuo colore preferito". «Non c'è». «Ma mamma tutti hanno un colore preferito, vuol dire quello che ti piace di più». «Lo so amore, so cosa significa preferito, ma, sai, dipende dai momenti, da tante cose... Ci sono diversi colori che mi piacciono». «Ma sì ma mamma ma quello che ti piace sempre ma pensa ma dai ma ma ma». «Il bianco è il colore del cotone lavato, della luce, della mozzarella, del quaderno fresco, della neve nuova.  Il blu deve essere profondo - come il cielo delle notti chiare, il mare alto, i pensieri - e il verde deve essere di acqua, di bosco o di foglie che appassiscono. Niente piselli e bandiere.  Il marrone va, se è pieno, tondo, caldo. Castagne, caffè.  L'arancione sa essere fresco e goloso, mi piace; il giallo urla troppo; il rosso deve esser di ciliegia o vino, non di Ferrari e berretti da sci anni '70.  Rosa e azz...