FISCHI PER FIASCHI
Come un corpo, cresce e cambia, vive interagendo con l'ambiente, si nutre, scarta.
Di solito espelle ciò che è meno economico (nel suono, nella sintassi, nel lessico) e ciò che diventa inutile; in particolare crea o prende in prestito parole per indicare idee, fatti, oggetti nuovi e fisiologicamente dimentica pian piano tutti i vocaboli riferiti a ciò che non esiste più. Vi siete mai comprati una sopravveste o un sanrocchino?
Pochi giorni fa, ho scoperto che la parola "fiasco" non è conosciuta da tutti (erroneamente è considerata sinonimo di "bottiglia"). Allora ho googolato il vocabolo e mostrato le immagini dei bei fiaschi panciuti e impagliati. Risultato: "Io non ne avevo mai viste di bottiglie così".
Canticchiando mestamente "Davanti a un fiasco de vin, quel fiol d'un can fa le feste..." ho preso a riflettere sul tempo. Non mi sento paleolitica, ma ho ben chiare in memoria le osterie con sedie di formica colorata, tettoie di plastica ondulata verde, fiaschi sui tavoli... credo siano scomparse e forse non è una gran perdita.
Tuttavia la quasi scomparsa dei fiaschi e la contestuale diffusione dei bricks segnano uno snodo epocale.
Come pensiamo di relazionarci, interagire produttivamente con i post-millennials se non posiamo il fiasco?
Possiamo rimpiangere fino alla disperazione i bei tempi andati delle orribili verande in plastica ondulata, ma aggrapparsi con le unghie ad uno stile comunicativo (e relazionale e di acquisizione delle informazioni e di apprendimento e di rielaborazione e, e, e) che non comunica più perché mancano i presupposti non può che portare ad un clamoroso fiasco.
Tendo a considerare più vantaggioso il bilinguismo.