Imbecillitas. Ormoni e pandemia.

Sabato notte. Adolescenti, maschi, ergo fessi.

Due auto, due parcheggi vuoti ai fianchi della strada di periferia, dalla carreggiata stretta. 

Una zona indutriale/rurale che il Covid ha trasformato in area di aggregazione abusiva, un coprifuoco violato e un virus allegramente baldanzoso dopo una cert'ora, quando calano le ombre più dense, le mascherine si dileguano,  la gioventù imbecille e invincibile torna a stringersi, toccarsi.

Musica. Vino.

Uno gira nel parcheggio la sua utilitaria bianca di terza mano, l'altro fa ruotare la sua, color canarino. Indietro, avanti. Chi si muove prima passa. Chi fa il palo alle guardie ha la prima e l'ultima parola.

Notte, musica, parole.

Destra, avanti, stop, retro, gas... Gli sbirri sono passati oltre... Gas, retro, sbang! Che cazzo fai. Parole.

Poi, l'alba.

Il gioco della verità, la paura, cercare scappatoie che non ci sono. Parole, parole. E la macchinina sfondata, lì. Rifugiarsi nel sonno e aspettare il momento buono per parlare, che non arriverà mai.

Imbecillitas: la senti tutta, adesso, questa debolezza. Sciocca adolescenza, invincibile gioventù. 


Post popolari in questo blog

PEDAGOGIE. Ma poi è "roba per Premanesi".

Ai miei contatti lontani: è dentro di voi il nostro "Antico"

"Ma canta?"