Il dolore
Non sono arrabbiata con Dio, ma con gli uomini, con chi mi parla di Dio.
Non sono atterrita dalla vita - tutti conosciamo la spietata casualità che la governa - ma dall'arroganza inconsapevole degli uomini, che pretendono di avere parole.
Tacete. Sapete bene che domani ad occuparvi i pensieri ci saranno il costo della benzina, una perdita in un tubo, la sciatica di vostra zia, un viaggio da organizzare.
Sapete bene che fra una settimana tornerete beatamente a mettere in vetrina la vostra felicità. Vi piace un sacco questa cosa.
Sapete bene che fra un anno non potrete perdonare le cicatrici del prossimo, i segni, le sgradevoli conseguenze di quelle stesse ferite che oggi vi fanno accorrere con balsami profumati di compassionevoli parole.
Non negate. Del dolore passato il mondo se ne infischia; ciò che è stato non rende mai mai mai pietosi verso chi inciampa, cade, pasticcia, rallenta, sputa.
Sarete giudici smemorati, quelli perbene.
Sì faccia silenzio dunque e si stia dentro tutto questo male senza pretendere di sapere, di insegnare, di consolare. Il dolore è sempre solo. Si faccia silenzio, che di parole non ce ne sono e pure Dio è muto.
C'è un'unica strada. Sta nell'accogliere la ribellione. Solo accogliere, solo questo è davvero pietoso ed è ciò che non sappiamo mai fare.
Sono arrabbiata e atterrita. Ma è difficile abbandonare un amore a lungo custodito, anche se si è fatto stucchevole al gusto e tossico dentro, come certi riti profumati d'incenso. È difficile recidere una relazione.
È mai possibile che non ci possa essere un po' più di verità?
"Difficile est longum subito deponere amorem"