Pulizie di primavera ed edilizia pubblica.
Il Venticinque Aprile si celebra in ogni angolo d'Italia. Piaccia o meno.
A che serve? A fare memoria? Ma forse neanche importa così tanto. Il Venticinque Aprile si celebra in ogni angolo d'Italia perché tutte le comunità, anche le più piccole, possano ritrovarsi a fare le pulizie di primavera: dare una spolverata ai princìpi che le rendono libere e una lustrata ai valori che le rendono forti. Democrazia, Responsabilità, Partecipazione, Giustizia.
Il Venticinque Aprile, ogni Venticinque Aprile, ci ritroviamo anche noi, sparuto popolo di un villaggio mal piantato "fra l'erba e i sass", perché sappiamo che una corona d'alloro (dovuta, neh), un appello dei caduti (sacrosanto), un discorso (talvolta più riuscito, talaltra meno, non fa nulla) sono lo strofinaccio per la polvere e l'olio per lucidare Democrazia, Responsabilità, Partecipazione, Giustizia.
Ci ritroviamo e cantiamo l'inno nostro, l'Inno Nazionale - sul principio a mezza voce, poi sempre più convinti e sicuri. Ci sentiamo parte, ricordiamo di ad-pertinere a questo edificio fragile e sempre un po' zoppo che si chiama Res Publica; questa casa in perenne costruzione, mai perfetta, che si regge solo se ogni membro di ogni piccola comunità può e vuole portare il proprio mattoncino, incastrandolo dentro il muro e facendolo combaciare con i mattoncini altrui. È fatica, a volte, contribuire. Ma stare a guardare il muro che vien su e lamentarsi perché è storto non serve a nulla.
Coraggio: qualche muro è proprio storto e qualche mattoncino è messo di traverso, ma le fondamenta sono buone, parlano di rispetto, di dovere, di uguaglianza. Parlano di Libertà. Le fondamenta sono state gettate il Venticinque Aprile del Quarantacinque.