La ruota. Hermann Hesse.

Chiedo venia e riparto.

Per anni - molti anni - ho snobbato Hermann Hesse, forse perché divenuto una sorta di bandiera letteraria dei fricchettoni di quartiere (che spesso nemmeno lo avevano letto), o per essere, con il suo Siddharta, un'icona New Age, prigioniero della moda dei "buddisti da aperitivo", come scrisse Luca Negri in occasione del cinquantesimo anniversario della morte del Nobel tedesco.

In questi giorni, complice una mia bislacca riflessione sulla natura umana, sono tornata da Hermann. Credo, dopo più o meno quarant'anni. E non sono tornata all'osannato creatore di Siddharta o del Lupo, romanzi-simbolo, il primo dei quali (il cosiddetto capolavoro) mi ha sempre lasciata indifferente.
Ho ripescato il "mio" Hesse, il libro che, poco più che adolescente, di Hesse mi aveva innamorato: perché sì, lo ammetto, anch'io ho fatto parte del fan club. Tanto da acquistarne l'opera omnia.

Il "mio" Hesse è quello del misconosciuto Unterm Rad, Sotto la ruota. È il racconto grigio di uno studente modello, orgoglio del padre, che rischia di farsi rubare l'anima dalla rigida educazione prussiana; è la poesia del sole sulla riva del fiume, dei conigli selvatici, dell'attrazione mortale per l'acqua-grembo; è la storia spietata del giovane Hans, troppo sensibile per la scuola teutonica, troppo colto per la fabbrica teutonica, troppo umano per sopravvivere al mito della prestazione.
Due personaggi del romanzo aprono spiragli di verità:  l'umile calzolaio Flaig, l'unico in grado di riconoscere e accusare il cinismo degli educatori,  e lo spregiudicato compagno di studi Heilner, il ribelle che incarna le ragioni della giovinezza, dell'intelligenza libera, dello spirito.
Un tragico romanzo di formazione e di sconfitta, dove la vera sconfitta è quella dell'ambizione paterna e di un modello educativo senz'anima, una ruota che schiaccia chi non sale sul carro.

Ora rileggo la storia di Hans da educatrice e capisco il mio innamoramento di allora, studentessa piuttosto "secchia", piuttosto insubordinata, piuttosto sensibile, destinata ad essere inadeguata.

Vorrei che anche il nostro ministro Valditara leggesse Sotto la ruota. Si fa presto, sono nemmeno duecento paginette.

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