Vita bastarda e vuoti che non si rendono.

È una vita bastarda questa, che ti fa seppellire le cose belle sotto cumuli di incombenze e frivolezze e fatiche.

Oggi sono stata colta a tradimento da un vuoto che nessuno prenderà indietro. Me lo devo tenere per forza e perciò  devo scriverlo, fissarlo, imprimerlo sulla mia pagina virtuale.  L'immaterialità del supporto aiuta l'immaterialità del pesiero, forse perché altrettanto disponibile ora al nascondimento ora alla ribalta.

Mancavano riti, nella mia infanzia. 

Poche consuetudini, forse per la natura un po' incostante e in fondo un po' pazzerella dei miei. Non ho avuto, ad esempio, (se non da piccolissima) un luogo fisso di villeggiatura, non ho avuto routine domenicali, né giochi abituali la sera. Tanti stimoli, infinite chiacchierate spesso animate, progetti condivisi e anche sogni. Ma poche consuetudini. 

Oggi mi manca quella mancanza e mi aggrappo con le unghie ad alcune inezie che hanno preso il posto dei riti. Mi trovo ad enumerarle mentalmente, a cercarle con pazienza ed emergono immagini, sensazioni nette, un lessico famigliare.

Il caminetto acceso che mi scotta i piedi posati sulla soglia, un libro aperto in grembo, la mamma che sferruzza sul divano; nebbia fredda alla finestra. 

L'aria stimolante e piena di luce della primavera a Verona, il balcone che si spalanca sulla chioma generosa del fico, il vivace appetito del mattino. Papà che strapazza allegramente nonna. Plum cake e caffè d'orzo in tavola. Voglia di uscire. 

I "laüür d'i pée", sempre lasciati in giro per casa, fonte perenne d'improperi. 

"El büür" gettate dal pà in mucchio sul tavolo, da spelare, annerendosi le dita, per poi ingozzarsene con i primi sorsi emozionanti di Recioto: ho sempre odiato il latte. 

Le calze di filo bianco e le ballerine di vernice blu: divisa d'ordinanza di innumerevoli santissime Pasque, causa di fastidio insopportabile, inevitabile scotto - croce (mia) e delizia (di mamma) - per ogni uovo di cioccolata.

Da piccolissima: giocare con le Barbie mentre mamma stira e canticchia a mezza voce "son qui, tra le tue braccia ancor, avvinta come l'edera". 
Da quasi signorinetta: la mamma senza patente che organizza viaggi in treno/bus/traghetto. Al mare, sul lago, a Bergamo o Milano per lo shopping ("fare spese", si diceva allora), a Saronno per le visite ortopediche. Infinite chiacchiere. Da amiche. 

Sì, il mio mondo erano mamma e papà. Attorno a loro ruotavano i quasi-riti persi per sempre. 


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