parto infinito

So che il turpiloquio è meno sconveniente dello spogliarsi in pubblico. Perdonate, dunque, se ciò che è scritto finisce per pretendere un lettore. 

AI MIEI FIGLI

Al diavolo parole ponderate. Al diavolo le Verità, sempre maiuscole. 

Miei, mi appartengono, 
più della mia carne stessa. 
Miei, ché rinnovano ogni istante il mio dolore 

e nutrono, 
come una droga, 
l'antica vocazione a farmi male. 
Amo i pericoli dell'anima, 
parto infinito è il mio. 

E che ne sanno i cuori pigri, 
i competenti aridi, i vili inappuntabili? Pagliacci. 
Io sono schiaffo ad ogni sicumera, 
offesa 
a chi sa fare bene i propri conti. 
Scherno ai vincenti. 

Lui troverà un sentiero
e sarà impervio. Andrà,
forse senza asciugare le mie lacrime. 

Ma lei, poi, lei 
è mia, mia solamente. 
Mai nessun mondo 
e mai nessuna brama
me la potranno togliere. 
Lei è il mio unico respiro, 
anzi: il mio gemito d'amore. 
Siamo disperazione
non rassegnata ed ella
è come luce calda
in albe livide. 
Saremo guerriere nel mondo e poi, 
nel riposante noi, 
poveri amori soli, 
saremo beate. 

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