Flusso di coscienza delle madri sui cinquanta. Ovvero, io, mia figlia e "il tubo"

 Esercizi di scrittura, certo. Chi insegna non può perderci la mano. Ma esercizi fatti sulla pelle, mica artificiosi.  

 Tu! Sì, tu che leggi: se eri una ragazzetta quando sorse la stella del Blasco e hai una figlia, forse questo stream of consciousness è anche tuo. 

(Per rendere più agevole la comprensione profonda, sarebbe utile un' adeguata playlist). 




Pioveva, finalmente. All'uscita da casa, l'animo oscillava fra i versi crepuscolari di Moretti e le giornate uggiose di Battisti: un po' di antologia del liceo e un po' di tradizione pop, come sempre. Probabilmente era una donna irrisolta, ma se la godeva così. 

Scese a prendere l'auto, mise in moto. A fianco si accomodò la piccola. Piccola per modo di dire, si era fatta quasi ragazza. Era pure bella, ma così ingenua. Angy era un'anima chiara. "Albachiara", che canzone meravigliosa.  

- È collegato il mio telefono? Ok. Prendilo e apri YouTube. Cerca "Albachiara" di Vasco Rossi. 

- Alba ...chiara ...di? Basc... 

- No Basco. Vasco. V. Vasco Rossi. 

Questa cosa delle labiali l'avrebbe perseguitata in eterno cavolo. 

- Sei chiara come un'aaalba, sei fresca come l'aaaria!  

Era chiara, sì, la sua Angy, era uno splendore, era luce.  La ragazza abbassò il volume dello stereo, guardando di sottecchi la madre, che guidava cantando scompostamente. 

- Ti do fastidio? Scusa. È che mi prende così tanto. Albachiara sei te 'more.  

- Sei una mattacchiona, mamma.  

E rideva divertita. 

- Ma dai, Angy, ascolta che meraviglia qui. ...Guardi con quegli occhi grandi... 

Silenzio. Anzi no, un canticchiare stonato e quasi impercettibile. Era così adorabile. 

- Ti voglio bene. Metti "Non l'hai mica capito" adesso. 

- Eh?! 

- È una canzone. Un'altra. Digita... 

- Ah sì è qui. Ok. 

Benedetto YouTube, che sapeva già che dopo "Albachiara" uno doveva ascoltare per forza "Non l'hai mica capito". 

Non c' era più Angy, in quella canzone. C'era lei. Lei diciassettenne. Lei brava a scuola, lei che giocava con l'amore.  L' amore a quell'età deve avere la a minuscola, è giusto così. Come era vecchia: non si potevano più usare certe metafore, i ragazzi ormai sapevano usare solo le minuscole. In tutti i sensi, accidenti a loro. 

- Mamma ma tieni le mani sul volante. 

- Ok. Scusa. Ti voglio bene non capisci nieeeente... 

- Abbassa! 

- ...nonostante tutto - ti voglio! 

Brividi. Come allora, uguale. Che scema. 

Semaforo. Uffa. Anche la musica tacque. Che vuoto strano; «piove, è mercoledì» sussurrava ora Moretti nelle sue orecchie. Non era più una teenager, portava sua figlia dal medico, doveva fare la spesa.  
YouTube quel giorno viveva di vita propria e "sapeva". Ripescò un brano a caso dagli ascolti di chissà quando e ripescò il dolore maturo e il dissidio; una voce piena cantava Cocciante: «Lei, che passa come la bellezza più profana, lei porta il peso di un'atroce croce umana». Il silenzio assorto della ragazza, la pioggia sul parabrezza, un improvviso e inopinato accenno di nodo in gola. 
Dunque la vita era questa. Si passava così, senza accorgersene, dal gioco dell'amore al dolore della consapevolezza. Che fregatura. «Con quale cuore prego ancora Notre Dame. ...C'è qualcuno che le scaglierà la prima pietra...». 

Intanto le auto si erano rimesse in moto, Angy si era riscossa.  

- Questo non mi piace. Possiamo ascoltare "Pastello bianco". 

- No ma ancora? 

- Eh. 

- Bah. 

- Ok. 

Ma intanto - l'aveva vista - aveva interrotto la riproduzione. Sì, una fregatura era. Si invecchiava così, si passava dai libri ai conti, dai sogni ai bilanci, dal bar al divano. ... Ci troveremo come stai, a bere del whisky al... 

- Voglio una vita spericolata, voglio una vita come quelle dei fiiiilm 

Sguardo interrogativo della figlia. Occhiolino della madre.  Lei non avrebbe mai saputo cos'era accaduto in quei pochi secondi. Non che avevano percorso un tratto di strada, non che avevano battibeccato sulla colonna sonora: una ragazzina sepolta in fondo all'anima aveva protestato, gridando di non essere scomparsa.  

- Tu non l'hai mai sentita questa, vero? 

- No. 

- Voglio una vita che non è mai tardi, di quelle che non dormi maaaai... Ma che ne sapete voi, pivelli! 

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