LAST MINUTE - DI STRADE, DI PEDALI E DI STORIE
Il sale ha mosso il mondo per secoli: disinfettante, materia prima per baccalà, sopressate, pecorini e tome, paga per la soldataglia, elemento magico.
Tante sono le vie del sale, innumerevoli i chilometri someggiati per trasportare l'oro bianco. Anche la via Maresca fu una via del sale, poi una strada militare, oggi ci si fanno le escursioni: dall'entroterra sabaudo al Mediterraneo.
La salita da Limone Piemonte al Col di Tenda vince un dislivello di circa 900 metri in 14 chilometri di asfalto, tenuto davvero bene e dalla pendenza pedalabilissima. Poi inizia lo sterrato e si prende ancora quota.
Piemonte e Liguria, Italia e Francia: ci si tiene sulle linee di confine, un po' di qua e un po' di là, senza incontrare nessuno per lunghi tratti. Folate d'aria fredda e aliti bollenti a seconda del versante e della direzione delle correnti. Chilometri di nulla, nemmeno una malga, una mucca, solo un susseguirsi di scollinamenti e passi dai nomi strani, su e giù, su e giú, conche verdi e creste e ripide scarpate rocciose; una via ancora bellissima, solida. E fiori. La fioritura a metà luglio quest'anno è sfacciatamente densa e diffonde un profumo pungente e mai sentito, forse con un fondo d'anice.
Quello tra Cuneo e la valle Roya è un tratto di confine che fu fittamente fortificato quando i Savoia si vendettero Nizza, aspirando al regno d'Italia. Gli andò bene. Siccome, però, la Grande Guerra ce la giocammo dalla parte "sbagliata" (rispetto ai patti), 'sti forti fortissimi divennero inutili, furono disarmati e rimasero lì, nudi, in balia del tempo e dei furti di suppellettili. In virtù del Trattato di pace del '47, i forti divennero poi roba francese, ma anche i cugini galli li lasciarono nudi e abbandonati. Adesso li attraversiamo facendo oh! e ignorandone l'origine.
Il Forte Centrale, con la sua enorme caserma scoperchiata e il nobile arco di ingresso, ha qualcosa di spettrale.
Ma poi, questi Savoia - giudicati e trovati colpevoli dalla Storia - in realtà donarono al regno alcuni gioielli in termini di viabilità: anzi, par di capire che quella di bucare l'Alpi fosse un po' una fissa, visto che qui nella bassa piemontese i primi inutili tentativi risalgono addirittura al Seicento. Sarà stata attrazione fatale verso la Francia o piuttosto quel bisogno di arrivare veloci al mare, a procurar sale - appunto - e acciughe per la bagna cauda? L'imbocco del primo fallimentare tunnel è ancora lì, spalancato a 1700 metri di quota.
Certo è che i limonesi, prima che maestri di sci e gestori di localini trendy, furono trasportatori (e magari un poco contrabbandieri), guadagnandosi la pagnotta a fianco di asini e muli. Maestri di sci lo diventarono però presto, ai primi del secolo, dopo che i Savoia ebbero bucato ben due volte la montagna per farci passare strada e ferrovia e qui arrivarono turisti e denaro.
Lungo la via Maresca, per noi moderni turisti su ruote la sosta è al rifugio Don Barbera; ma non inganni il nome, non è come sembra, ahimè. Se fate tappa qui, piuttosto, non perdetevi la focaccia: sarà che è già Liguria, sarà magari anche la famocchia, ma la focaccia al Don Barbera è strepitosa. Anche la torta non è male.
All'approssimarsi della discesa a Monesi, siccome siamo un po' polli, rinunciamo alla gran calata sul Mediterraneo per tornare indietro, rifare tutto il giro e rientrare a Limone.
Quattro. Quattro marmottone troviamo sulla strada del ritorno, quattro marmotte grasse e fulve. Una si incanta anche ad osservarci, stupita di vederci senza percepire il nostro odore spazzato via dal vento, che si è fatto definitivamente freddino.
Riportare le ruote sull'asfalto dopo il prolungato "effetto martello pneumatico" e scivolare giù lungo i tornanti è una sensazione piacevolissima.