Primo, Assisi

Le vacanze sono iniziate sotto i migliori auspici: biglietti aerei "saltati", attrezzature ordinate e non arrivate a tempo, portafogli perduti e non ritrovati e svariate altre amenità.
Messa insieme in qualche modo una vacanza last minute, finalmente oggi si parte. Hanno acconsentito ad accompagnarci in via del tutto eccezionale entrambi i figlioli, ora affondati nei loro sedili, rigorosamente cuffie-muniti, affabili e vivaci come vecchie tartarughe.
Al seguito abbiamo un rimorchio con tre bici, una quarta bici sul tetto, tre borse da portapacchi colme da scoppiare, tre zaini più uno zaino termico, una cesta con l'occorrente per il bungalow che raggiungeremo (credo, spero) al termine della pedalata appenninica, un borsone di teli e cazzate varie per il mare, tre trolley di abbigliamento ed effetti personali.
Sono tre mesi che aspetto di poter partire, ma dire che mi sento un rom in carovana è dire poco. Chissà se c'è un santo protettore per i vacanzieri arruffati come noi?
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Assisi. La basilica che è una festa di arancione e blu, Paradiso in terra.
Camminando in centro, il piano strada è un susseguirsi ovvio di carabattole come ovunque, ma alzi gli occhi ed è subito Medioevo, in un batter di ciglia si attraversano secoli di cotto e travertino.

Ravioli cicci e morbidi, coriandolo e colata di bufala, Sagrantino e vicoli lucidi di pioggia.
Dal lucernario della camera ci saluta il campanile di San Rufino, qui a due passi. A nanna presto che piove e domani si pedala.
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«Là  qualcosa più forte di me mi ha costretta, per la prima volta in vita mia, a inginocchiarmi». (Simone Weil)

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